Marola, la località immersa tra i castagneti dell’Appennino
Marola è una piccola frazione di Carpineti, a circa trenta Km da Reggio Emilia. E’ una località rinomata in Emilia Romagna per i castagneti secolari, l’Abbazia benedettina e la produzione di maroni e castagni, celebrata ogni anno ad Ottobre. Il paese, che conta solamente 110 abitanti circa, è situato su una altura immersa tra boschi di castagneti. E’ una delle località turistiche estive più note dell’Appennino reggiano, meta tradizionale di villeggiatura.
Storia: Le prime notizie di Marola si hanno nel XI secolo, quando nella zona si insediarono un gruppo di monaci benedettini che accoglievano i pellegrini in viaggio lungo l’Appennino. La località è legata ai Canossa, ed in particolare alla contessa Matilde, a cui si deve la costruzione dell’Abbazia, simbolo di Marola.
Siamo verso la fine del XI secolo, quando Enrico IV si è dimostrato abile nel conquistare moltissimi territori reggiani. Per far fronte ad un possibile attacco, nel 1092 presso il castello di Carpineti, la contessa Matilde raduna un consiglio in cui sarà presente anche il Vescovo di Reggio, Eriberto. Nonostante tutti la esortassero a terminare la battaglia, Matilde di Canossa si affidò nella decisione alla figura di Giovanni da Marola. L’eremita, come da molti era conosciuto, viveva in completa solitudine, in una radura dove coltivava il suo orticello dal quale ricavava lo stretto necessario per sopravvivere. A tutti era noto perché ad ogni viandante che passava, era solito dare consigli. La Contessa convinta delle parole del cenobita, prosegue la lotta contro Enrico IV, combattendolo fino alla vittoria nella battaglia tra Bianella e la rocca canusina. Per offrire un riconoscimento a Giovanni, la contessa fece costruire la chiesa simbolo di Marola, che poi diventò un monastero.
L’Abbazia: La Badia Romanica di Marola viene costruita tra il 1092 ed il 1106. La chiesa è a tre navate, suddivise da colonne, ognuna delle quali sorregge archi circolari. Ci sono volte a crociera e a botte in corrispondenza dell’ultima coppia di arcate dove era sistemato il coro dei monaci. Le colonne sorreggono capitelli scolpiti a motivi vegetali che imitano i capitelli corinzi classici (gli originali ridotti a frammenti sono conservati in un locale dell’attiguo seminario). Per moltissimi anni la chiesa ha subito numerosi riadattamenti. Nel 1754 l’ennesima ristrutturazione aveva ridotto la chiesa a una sola navata a croce latina. Nel 1995, un restauro completo della facciata, ha restituito alla chiesa l’originale facciata a capanna. Accanto alla badia, sorge un antico monastero, che durante il XVI-XVII secolo fu adibito come dimora dei feudatari. Nel 1824, per volere del duca di Modena Francesco IV, è diventato un seminario vescovile e, ad oggi, ospita i pellegrini in ritiro spirituale.
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