Ogni città italiana possiede le proprie peculiarità e per tali viene descritta. Ogni città possiede il proprio duomo, la propria piazza maggiore, il proprio corso. Ma solo una possiede una delle camminate coperte più lunghe al mondo: Bologna. Con i suoi 40 km i portici di Bologna rappresentano non solo una caratteristica dell’evoluzione socio-culturale della città, ma anche una peculiarità che la rende unica al mondo.
Malgrado la loro costruzione sia avvenuta in periodi storici differenti i portici di Bologna costituiscono una struttura perfettamente integrata nel tessuto urbanistico della città, sino quasi a poterli definire le fondamenta di Bologna stessa. Il percorso, un tempo in legno e solo in seguito strutturato in pietra , aveva la funzione di accompagnare il passaggio da un punto all’altro della città, collegando così le vie nevralgiche di Bologna.
Nel tempo, questa semplice funzione è stata arricchita affinché non fosse più solo il centro ad essere collegato, ma anche il territorio extraurbano godesse dei benefici derivati da una simile struttura. Candidati a divenire Patrimonio dell’Umanità UNESCO, i portici di Bologna sono pertanto una peculiarità di questo luogo che è obbligatorio visitare; poiché permettono di passeggiare per le vie della città in qualsiasi stagione, godendo appieno delle sue bellezze.
I portici di Bologna, la storia
Risale al tardo medioevo la costruzione de i portici di Bologna, quando fu necessario, causa aumento della popolazione e sviluppo dell’università, costruire nuovi nuclei abitativi andando ad alzare i piani delle case già esistenti. Per far sì che il peso di questo nuovo piano non gravasse sulle fondamenta della casa, vennero progettati ed edificati i portici di Bologna. Costruiti in rovere, il materiale più ricorrente a quel tempo nella città, rappresentarono da una parte uno spazio in cui poter dare riparo alle attività dei commercianti e agli studenti dell’ università, dall’altra una soluzione volta a rendere abitabili i pianterreni delle case, umidi e malsani a causa del contatto con la sporcizia ed il fango provenienti delle strade.
Nel 1288 i portici di Bologna vennero pertanto resi obbligatori per ogni nuova costruzione all’interno della città, indicandone come altezza e larghezza minima i 7 piedi bolognesi (2,66 metri), cioè quanto un uomo a cavallo.
Fu solo nel 1568 , per volere di monsignor Giovanni Battista Doria e del Gonfaloniere Camillo Paleotti, che le colonne in legno furono sostituire in laterizio o in macigno. Malgrado l’editto rendesse tale lavoro obbligatorio, alcune colonne rimasero in rovere sino al XIX secolo, quando la sostituzione fu generalizzata.
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