Il Castello di Rivalta, la storia
Il nome di castello di Rivalta deriva dall’antichissima Ripa Alta, nelle cui vicinanze sarebbe stata combattuta, nel 218 a.C., la battaglia sul Trebbia fra le truppe cartaginesi di Annibale e le legioni romane. Nei secoli successivi, sulla strada militare che percorre la valle del Trebbia, a Ripa Alta sorge con ogni probabilità una torre d’avvistamento o persino un complesso più articolato, situato in posizione strategica. Dopo la caduta dell’Impero romano, il territorio di Rivalta diventa forse arimannia longobarda e quindi caposaldo franco, a difesa della posizione strategica di particolare importanza. La località era infatti situata allo sbocco della Val Trebbia, sulla strada per Genova, profondamente incuneata negli Appennini. La prima testimonianza scritta sul castello è un atto di acquisto risalente al 1025. Nel 1048 l’imperatore Enrico II lo dona al monastero di San Savino di Piacenza. Nel XII secolo era sotto giurisdizione dei Malaspina, che dominavano i territori dalla Lunigiana fino alla valle Staffora e nel 1255 Oberto Pallavicino, podestà di Piacenza, ordinò la distruzione di questo e degli altri presidi dei Malaspina. Nel primo decennio del XIV secolo i Ripalta lo cedettero a Obizzo Landi e da allora fino a oggi, tranne brevi interruzioni, rimase possesso della famiglia Landi. Tra il XV e il XVIII secolo i Landi trasformarono il castello in una sontuosa residenza. Molti furono gli eventi bellici che coinvolsero il castello: nel 1636 l’assedio da parte di 6000 soldati spagnoli guidati dal generale Gil De Has; nel 1746 il saccheggio da parte dei soldati tedeschi del generale Berenklau; nel 1799 di quelli francesi del generale MacDonald.
Il Castello di Rivalta, il complesso
Il borgo di Rivalta è un complesso fortificato composto, oltre che da edifici destinati a botteghe e abitazioni, dalla parte antica con il dongione d’ingresso, di pianta quadrata alto 36 metri, edificato in mattoni e ciottoli, che porta i segni dei colpi di artiglieria subiti nei molti assedi. Dall’ingresso con arco a sesto acuto, dalla torre sud, di forma semicircolare. La cinta muraria comprende un’altra torretta nell’angolo nord-est e un alto terrapieno che difende il complesso lungo il greto del fiume. Poi ci sono il castello e la chiesa di San Martino. Il castello ha planimetria quadrangolare, con un cortile interno circondato da un doppio ordine di logge. In un angolo svetta una torre cilindrica sovrastata da un torrellino di fattura particolare, è l’elemento caratteristico del complesso essendo totalmente dissimile dalle altre torri del piacentino. Nella seconda metà del XV secolo, l’architetto Guiniforte Solari di Milano modificò la struttura per adeguarla alle esigenze della nascente artiglieria e trasformò la residenza aggiungendo la torre, il salone d’onore, lungo 25 m., e l’elegante cortile porticato. A rimaneggiamenti settecenteschi appartengono lo scalone e la facciata che porta nel timpano triangolare la scritta Svevo Sanguine Laeta. I saloni sono stati affrescati da Paolo Borroni di Voghera e da Filippo Comerio nel 1780. Al suo interno ospita il Museo permanente del costume militare e il Museo parrocchiale. Mentre la chiesa di San Martino è una costruzione quattrocentesca con soffitto a capriate, decorazioni in cotto, ed ospita tele del pittore seicentesco Ferrante di Bologna.
Il Castello di Rivalta, storie di fantasmi
Come ogni castello degno di questo nome anche castello di Rivalta ha il suo fantasma, anzi ne ha due. Uno è quello di Pietro Zanardi Landi, assassinato per rivalità legate all’eredità, che sembra abbia perseguitato gli eredi fraudolenti fino al 1890 e sia tornato quando un ignaro erede sbagliato si è fermato nel castello. L’altro è il fantasma del cuoco Giuseppe, ucciso nel settecento per vendetta dal maggiordomo a cui aveva insidiato la moglie, si manifesta spegnendo le luci e spostando gli oggetti.
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