Mausoleo di Galla Placida - Ravenna

La magica atmosfera da vivere all’interno del Mausoleo di Galla Placidia

Siamo a Ravenna, a pochi passi dalla Basilica di San Vitale, dove si trova il Mausoleo di Galla Placidia, risalente alla metà del V secolo. Come molte bellezze dell’ Emilia-Romagna, anche il Mausoleo è stato introdotto dall’ UNESCO nei siti italiani patrimonio dell’umanità.

Mausoleo di Galla Placidia, storia: Ci troviamo circa negli anni 425-450 d.C. quando Galla Placidia, sorella dell’imperatore Onorio, fa costruire a Ravenna il Mausoleo a croce latina; proprio qui dove, nel 402 d.C. Onorio, trasferisce l’Impero Romano d’Occidente. Nonostante il Mausoleo porta il suo nome, e  lei stessa ne ha ordinato la costruzione, Galla Placidia, non lo ha mai utilizzato come abitazione, dato che la sua morte avviene nel 450, anno esatto in cui sono terminati i lavori.

Mausoleo di Galla Placidia, l'interno

Mausoleo di Galla Placidia, l’interno

Sorge accanto al Mausoleo, la Basilica Santa Croce, si pensa infatti, anche grazie ad alcuni documenti rinvenuti, che i due edifici in origine dovevano essere annessi. La parte superiore del Mausoleo è interamente decorata da antichi Mosaici, realizzati a cavallo tra la tradizione artistica ellenistico-romana e quella cristiana. L’impatto visivo appena entrate è notevole, i mosaici sono perfettamente conservati, anche grazie ai costanti restauri operati nei secoli scorsi. Adornano tutte le pareti, gli archi, le lunette e la cupola; l’atmosfera suggestiva è creata anche dalla luce che filtra attraverso le finestre realizzate in alabastro. La cupola è adornata da un manto di stelle, mentre nelle lunette sono raffigurati il Buon Pastore e San Lorenzo, ed infine, le volte a botte e gli archi sono decorati con festoni di fiori e frutta e intrecci geometrici.

La leggenda del Mausoleo di Galla Placidia

Un antica leggenda racconta che il corpo di Galla Placidia, rimase seppellito per millenni all’interno di un sarcofago nel Mausoleo. Era possibile vedere il corpo unanime attraverso una piccola feritoia, finché un visitatore, con l’intento di vedere da vicino il corpo, si spinse al limite e con una candela diede fuoco a tutto.

 

 

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