Commedia dialettale “La Fiola d’Gasparon”
Sabato 20 febbraio presso Teatro A. Massari ore 21.00
Interpretata dalla Compagnia “Amici della Corte” di Montegridolfo per la regia di Massimo Renzi, con traduzione dialettale di Terzo Mattei.
La commedia è divisa in tre atti e si muove con la giusta misura nel raccontare una storia brillante, mentre aleggiano anche paure e ricordi tristi. L’autore riconduce a un periodo particolare, quello dell’anno successivo al passaggio del fronte: il 1945, quando la guerra è finita e la vita quotidiana riprende con gli usi e costumi di prima, ma anche con il ricordo, che spesso affiora, delle sofferenze e delle distruzioni.
maggiori info http://www.prolocosangiovanni.it/…/la-fiola-dgasparon-comm…/
info e prenotazioni
Teatro Cinquequattrini: Tel. 0541 1730509 – t5quattrini@gmail.com
Pro Loco: E-mail info@prolocosangiovanni.it – Tel. 0541 828124
Iqbal è un ragazzino che vive in un villaggio in qualche parte del mondo ed ha imparato l’arte di annodare i tappeti con i raffinatissimi nodi detti Bangapur. Un giorno, per poter comprare le medicine al fratello ammalato di polmonite si lascia abbindolare da Hakeem, un viscido imbroglione che si offre di comprargli le medicine in cambio della realizzazione di un tappeto per il suo amico Guzman. In realtà Iqbal viene venduto all’uomo che, con la moglie, ha messo in piedi una produzione clandestina di tappeti in cui fa lavorare come schiavi bambini che non potranno mai più tornare alle loro case. Iqbal però non ha intenzione di fare quella fine.
Uno dei più importanti registi nel campo dell’animazione come Michel Fuzellier e un autore e produttore iraniano di valore come Babak Payami hanno unito le loro forze per portare sullo schermo la vicenda reale di Iqbal Masih, bambino pakistano che è divenuto il simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile in ogni parte del mondo.
MARTEDI’ 8 MARZO
Sala “Don Elviro Guidani” ore 20,45
“FIGLIE”
esito del Laboratorio Teatrale Femminile Plurale 2015
Minifestival Cameristico “Canto…in Opera”: scene da Le Nozze di Figaro di W. A. Mozart, a cura della Classe di Canto della Scuola di Musica Santa Lucia.
Venerdì 3 giugno ore 21:00 prezzo Teatro A. Massari
Ingresso offerta libera
La Notte delle Streghe: tra mito e leggenda
Le tradizioni pagane hanno dato vita per secoli a manifestazioni e riti, collegati con le credenze e gli usi popolari come i fuochi di San Giovanni e gli altri rituali propiziatori tipici delle feste di inizio stagione.
L’usanza collettiva in questa ricorrenza è quella della raccolta delle erbe che nella notte che precede la festa di S.Giovanni Battista, cioè fra il 23 ed il 24 giugno, moltiplicano i propri attributi terapeutici e magici.
In questa notte, un tempo si viveva un momento magico perché essa cade appunto nei giorni solstiziali quando, secondo un’antica credenza, il sole si sposa con la luna e dal suo sposalizio si riversano energie benefiche sulla terra e specialmente sulle erbe bagnate dalla rugiada. Si riteneva che la rugiada caduta avesse poteri curativi potentissimi, capaci di guarire ogni forma di malattia cutanea e addirittura che esporsi alla rugiada, da parte di chi passeggiasse durante questa magica notte, riuscisse a difendere la persona da ogni tipo di corruzione e malvagità.
Visto che San Giovanni Battista battezzava i fedeli con l’acqua, nella credenza popolare fu facile attribuire alla rugiada, che si forma nella notte che precede la sua festa, effetti miracolosi. Ed è per ciò che venivano preparati, con l’utilizzo di erbe, pietre ed altro, particolari e potenti talismani, nella convinzione poi che la particolare posizione degli astri concorresse a caricarli di straordinarie virtù. Si assisteva insomma ad uno strano connubio di sacro e profano.
Innumerevoli erano le usanze legate alla notte di San Giovanni: Il colono, con un mazzolino di tre spighe di grano marcio o con tre pezzi di carbone, discendeva al fiume e ve li gettava, sperando che ciò lo liberasse dalla carie o coda di volpe (Alopecurus pratensi), dalla zizzania (Loglio) e da tutte le altre erbe nocive che infestano il grano, il quale da li a pochi giorni sarebbe stato raccolto.
Altre usanze erano:
• L’uva raccolta al sorgere del sole e data in pasto ai polli, evitava che questi danneggiassero la vigna;
• La raccolta di 24 spighe di grano, da conservarsi tutto l’anno, se custodite gelosamente servivano come formidabile amuleto contro le sventure;
• Era credenza comune che il bagno con l’acqua odorosa, la quale veniva tenuta fuori l’intera notte perchè la Madonna e San Giovanni passando la benedissero, avesse effetti strabilianti. Si poteva ricorrere ad un recipiente piccolo, possibilmente una bacinella, lasciato sul davanzale durante la sera della vigilia con immersi dei fiori di campo (camomilla, margherite, melissa, ginestra), con la convinzione che una volta benedetta dal Santo fosse efficace contro il malocchio, l’invidia e le fatture, specialmente sui bambini;
• La prima acqua attinta la mattina della festa manteneva la vista;
• Era costume recarsi all’alba sulla riva del mare a bagnarsi per preservarsi dai dolori reumatici;
• I contadini portavano sul lido le bestie, buoi e cavalli, perchè si rinvigorissero e fossero immuni da malattie;
• All’uso del bagno si affiancava anche l’uso dei comparati. Per stabilire il comparato, una persona inviava all’altra, la vigilia di San Giovanni, un mazzolino di fiori che veniva ricambiato per la vigilia di San Pietro.
• “Quelli che nella viglia di San Giovanni Battista fanno fuochi, passando sopra di quelli toccandosi per la mano, poi si chiamano compari e comadri di San Giovanni”.
Durante la notte ardevano nelle campagne molti falò, specie in cima alle colline o a dossi, in modo da poter rotolare lungo i pendii ruote infuocate. Il contadino, con questi fuochi, voleva aiutare il sole che cominciava a scendere sull’orizzonte perchè non l’abbandonasse e continuasse a offrire la sua energia ai campi. Ma i fuochi sono stati interpretati anche come festa in onore del sole, manifestazione del divino nel suo massimo splendore solstiziale.