L'interno della Sinagoga a Reggio Emilia

La Sinagoga e il Ghetto Ebraico di Reggio Emilia

La Sinagoga di Reggio Emilia si trova nel centro città in Via dell’Aquila, nella zona del ghetto. La storia del popolo ebraico nella città di Reggio Emilia, inizia all’incirca nel XV, quando le prime famiglie ebree per motivi commerciali iniziarono ad insediarsi nella città, grazie ad un permesso ottenuto dal Senato di Reggio. Sarà la duchessa Martinozzi, un secolo dopo il loro arrivo a Reggio Emilia, a decretare che le abitazioni del popolo ebraico dovessero conglomerare all’interno delle attuali vie San Rocco, Caggiati, della Volta, dell’Aquila e Monzermone, così da formare la zona del ghetto.

Nel 1672 all’interno del ghetto avvenne la costruzione di un primo tempio, sul quale si edificò ben due secoli più tardi, a seguito del grave stato di degrado dell’edificio, il tempio maggiore della comunità ebraica, la Sinagoga. I lavori iniziarono nel 1849 e terminarono nel 1858. In perfetto stile neoclassico, fu l’architetto Pietro Marchelli ad occuparsi del progetto. L’architetto reggiano si era occupato già in precedenza di notevoli opere della città di Reggio Emilia, come il, Foro Boario, il Palazzo Ducale ed il Teatro Ariosto. L’istituzione di una scuola ebraica all’interno dell’edificio, fece diventare la Sinagoga il centro principale della vita comunitaria.

Il deperimento del tempio ebraico, avvenne nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Il primo saccheggio risale al 1943, quando dieci ebrei vennero arrestati per via della milizia fascista.Da questo momento parte della Biblioteca fu venduta e molti oggetti come lampadari, quadri e argenteria vennero trafugati. Nel 1944 una bomba esplosa nelle vicinanze della sinagoga, colpisce il tempio nella parte antistante danneggiando la struttura.

Passano molti anni prima che il Comune di Reggio e la Comunità Ebraica decidono di avviare i lavori di ristrutturazione che, iniziati negli anni 90′ terminano nel 2008. All’interno della sinagoga però, si possono tutt’ora ammirare i disegni originari di Marchelli, a seguito di un duro lavoro di ricostruzione degli archetti.

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